La città metropolitana e la solidarietà a Bologna. Il welfare in Emilia Romagna. Un libro e qualche constatazione.

Presto uscirà, per l’Editore Franco Angeli, un libro dal titolo ‘Per una città metropolitana solidale e innovativa. Achille Ardigò e Bologna’. Il libro è a più mani: Ivo Colozzi, Mauro Moruzzi, Pier Paolo Donati, Vincenzo Cesareo, Giovanni Boccia Artieri, Costantino Cipolla,  e altri. Parlerà di Bologna e del welfare emiliano. Di quel bel tessuto di solidarietà che nei decenni e perfino nei secoli è stato costruito nella nostra terra. Lo farà però con metodo ardigoiano, guardando non con nostalgia al passato, ma in faccia al futuro-presente, alla nuova città metropolitana che con fatica emerge dalle contraddizioni del presente. Immigrazione, (in)sicurezza, consumo smisurato del suolo e nuovi stradoni, autoreferenzialità nelle liste di attesa in sanità, anziani soli, social network e social street, piccoli gruppi e crisi della vecchia partecipazione politica-partitica: sono temi noti che si accavallano in un confronto politico e culturale spesso distorto dai media. Il vecchio welfare emiliano-romagnolo sembra un calabrone: vola ma non si capisce con quali leggi della fisica (la metafora di Eunstain  è stata portata in politica da Palmiro Togliatti). Poi ci sono i giovani, una miriadi di piccole imprese messe in piedi da famiglie immigrate, i ragazzi bolognesi ormai bilingui che girono il mondo, una miriade di persone che si auto-organizzano per le cose più disparate, dalle mense scolastiche alle biciclette (per fortuna),  e tante altre cose buone. C’è anche un bel po’ di vecchia politica, di mestiere; e di lobbistica stantia, da vecchio secolo. Il libro, dicevamo, guarda al futuro. Arriva ad una conclusione semplice: non c’è futuro senza solidarietà, non c’è città senza urbanesimo solidale. Il futuro è nelle mille iniziative comunitarie – di cui non parlano, se non casualmente, i giornali – sorte ‘a lato’ della politica e delle vecchie istituzioni, nell’economia  e nella società. Come è già accaduto nei secoli passati, nella città antica, queste muove presenze dovranno essere legittimate e avere diritto di parola anche nelle nuove istituzioni.

Ps: per ragioni familiari ho vissuto un po’ ad Asmara, in Eritrea, nel mese di gennaio e, sorprendentemente, in un contesto sociale e politico a dir poco difficilissimo, ho potuto osservare un silenzioso ma attivissimo via vai di volontari bolognesi, di medici, infernieri insegnanti,  che si recano in quei lontani posti per dare solidarietà, a loro,spese, senza farsi pubblicità, anzi, quasi in incognito. Una straordinaria lezione per la politica che conosciamo.

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