Ieri al Politecnico. Digitalizzazione della PA: e se cercassimo di capovolgere il problema di 180 gradi?

Ieri Workshop al Politecnico di Milano promosso da Assinter Academy e Osservatorio Agenda Digitale. Tema: il procurment Innovativo, come la PA compra innovazione, tecnologie, il ruolo delle in house. Protagonista principale Antonio Samaritani, direttore AgID e Piano Triennale per lo sviluppo digitale del paese. Intervenendo ho posto un problema che è una specie di Uovo di Colombo della digitalizzazione della pubblica amministrazione e della sanità italiana. Quali tecnologie devono comprare comprare i Comuni, le Asl e le Regioni? O meglio, cosa devono comprare? La mia impressione che tutto il dibattito sulla digitalizzazione della PA sia ‘culturalmente viziato’ da una visione tecnicistica della vecchia cultura informatica pubblica, dove il mezzo, gli acquisti, il business (hardware, software, connettività, sistemi di sicurezza, data center e cloud, ecc..) sostituiscono il fine, cioè i servizi da dare ai cittadini. Comunque la questione è ribaltata con la testa all’ingiù (i servizi) e i piedi per aria (le tecnologie). La spiegazione di questo strano fenomeno è culturale: non c’è una piana comprensione del concetto di reti citizen centered (o patient centered in sanità), cioè dei sistemi di reti generative di ultima generazione Internet per fornire dati e servizi on line ai cittadini: il FSE, il Fascicolo del Cittadino nei Comuni, il Fascicolo Fiscale o Previdenziale, la prenotazione on line della visita o dell’iscrizione del foglio a scuola, ecc.. Tutta la de-materializzazione della PA e della sanità non dovrebbe avere altro scopo: fornire dati e servizi in tempo reale al cittadino-assistito, al cittadino-contribuente, al cittadino-utente, ecc., possibilmente attraverso My Page, interfaccia utenti personalizzate. Il resto – l’informatizzazione dei processi e del Back Office che piace tanto alla burocrazia – viene da se. Quindi cosa devono comprare Regioni, Asl, Comuni? Il FSE regionale, il Dossier Sanitario di ospedale, il Fascicolo scolastico, quello dei servizi comunali ( Fascicolo del Cittadino) con tutti i servizi on line connessi. Lo ripeto: al cittadino interessano soltanto i propri dati ( di salute, di istruzioni, previdenziali, fiscali,residenziali, ecc.) e i servizi on line semplici, di immediato accesso con facili App. E il resto ( Data Center, Cloud, connettività, software, piattaforme tecnologiche interoperabili, ..)? Semplice: ce lo mette il mercato dopo un buon lavoro di linee guida e pre-competitivo che potrebbero fare le nostre aziende pubbliche in house coordinate, appunto, da AgID, Consip, AssinterItalia, cioè dalle agenzie centrali. Io ti chiedo questo (una domanda pubblica qualificata) e tu mercato dimostrami che sei in grado di offrimi un prodotto di rete (citizen centered). Poi le Regioni e le varie in house possono collaborare tra di loro. Per questo Assinter ha lanciato gli Innovation Lab della Carta di Salerno ( fortemente voluta da Clara Fresca Fantoni, la nostra Presidente). Il tecnicismo informatico appartiene all’era infantile delle rete. Quando vado su Face Book non mi preoccupo se la piattaforma è cloud, la uso per comunicare e basta e se non mi soddisfa ne scelgo un’altra. 

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